Come pescare l’ Orata

Pescare l’ Orata potrebbe sembrare piuttosto difficile, è molto diffidente, e un pesce strettamente costiero vive tra i 5 ed i 150 metri dalle coste, è presente nel sud delle isole inglesi, in tutto il mediterraneo, nell’ Atlantico ed in qualche altro posto, frequenta sia fondali rocciosi che sabbiosi ma molto diffusa nei confini tra i 2 substrati, conduce una vita solitaria ma la si può trovare in piccoli branchi, estremamente sensibile alle basse temperature la si trova anche in laguni ed estuari.

Ha un profilo convesso e sulla parte anteriore delle mascelle sono presenti dai 4 ai 6 grandi denti a forma di canino, seguiti poi da 3 a 5 serie di denti molariformi nella parte superiore e 3 o 4 nella parte inferiore,

La pinna dorsale di colore azzurrognolo e grigia con una fascia longitudinale piu scura, ha 11 raggi spinosi e 12 o 13 morbidi, non ha scaglie sul muso, nella zona preorbitale e interorbitale, fianchi argentei e dorso grigio-azzurrognolo con delle piccole linee grigie longitudinali, la linea laterale ha da 75 a 85 squame, inmterposte tra gli occhi troviamo una striscia nera e una dorata.

Nella zona della scapola è nera fino alla parte superiore dell’ opercolo dal margine rossastro, le dimensioni arrivano anche a 70 cm ma la si trova frequentemente dai 20 ai 50 cm raggiungendo un peso massimo anche di 10 kg, ora se andremo a pescare l’ orata la riconosceremo subito dalle sue caratteristiche inconfondibili.

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Le Orate sono ermafrodite proteandriche, ciò significa che nascono maschi per proseguire poi trasformandosi in femmine, questo avviene dopo i 2 anni di età che raggiunge una dimensione dai 33 ai 40 cm, nel periodo da ottobre a dicembre depositano le uova effettuando molti cicli di deposizione.

Alimentazione

L’ orata si nutre prevalentemente di crostacei che sminuzza con le sue forti mascelle.

Pescare l’ Orata

L’ orata viene predata in tutte le coste del mediterraneo, sia con la pesca sportiva che la pesca commerciale, in Italia è particolarmente diffuso l’ allevamento con vasche a terra “ad esempio le gabbie in mare” sparsi un po ovunque dall’ adriatico al mediterraneo, l’ abbondanza del cibo “pieno di grassi acidi essenziali” negli allevamenti e la scarsità di movimento, rende le carni dell’ orata molto grasse, ma se pescata in mare in quanto la possibilità di movimento e maggiore e la presenza di cibo naturale, rendono le carni dell’ orata selvatica molto leggera e più gustosa.

La pesca con la canna più diffusa avviene con la disciplina del surfcasting, effettuata sopratutto in zone con coste basse e sabbiose, è un pesce molto adattabile quindi lo troviamo anche in foce o dove siano presenti coste rocciose non molto alte, la tecnica suggerisce di adagiare sul fondo un terminale da 1,5 a 2 metri “in modo da non far insospettire il pesce” un esca con cozze, crostacei o anellidi marini.

E’ molto importante non ferrare subito, perchè l’ orata per sua natura prima di ingoiare il cibo, è solita farlo girare tra le labbra più volte, gradisce molto la cozza, ma anche il granchio di sabbia o di scoglio, un’ occhio di riguardo va ai vermi, “bibi, coreano, americano, arenicola” sono più fruttuosi di quanto si pensi ma con risultati di piccole dimensioni, innescando cefalopodi “seppie, calamari” possiamo alzare la taglia del pesce, tra l’ altro ideale nelle situazioni di mare mosso, gli ami da utilizzare devono essere abbastanza grandi e resistenti date le sue mandibole.

Oggetto di interesse anche nella pesca subacquea, è tra le prede più ambite dei fondali marini, molto facile da catturare mentre sta mangiando con la tecnica dell’ agguato e dell’ aspetto che sta prendendo sempre piu piede, nella pesca nel bassofondo e bene la cura del mimetismo del pescatore subacqueo, spesso le orate di taglia girano in compagnia di salpe o saraghi, uno degli indizi della loro presenza più noti sono i resti dei ricci e le cozze frantumate, quindi nei pressi di allevamenti di cozze troviamo una forte presenza di orate, è un pesce davvero sensibile alle temperature, raggiti sotto i 16-18 gradi le porta a migrare in zone più profonde e dove la temperatura si alza anche di qualche grado.